Le prime tracce storiche dell'esistenza di un centro abitato su questa collina risalgono ai primi anni del XI secolo, più precisamente al periodo successivo alle invasioni degli Ungari e dei Saraceni.

Da quell'epoca in poi si susseguono e si alternano la conquista del feudo o la sua donazione a nuovi feudatari, non di rado stranieri. Per ricostruire la storia si dispone solo di rari documenti almeno fino al 1644, quando Sant'Omero e Poggio Morello furono donati ad Alvaro de Mendoza che ha lasciato un testamento dai cui dati si possono ricavare preziose informazioni sulla vita della sua epoca.

Nel Catalogo dei baroni Normanni, il più antico documento in cui si fa menzione di Sant'Omero, nel foglio 105 di questo importante manoscritto, il cui originale è andato perduto durante l'ultimo conflitto mondiale, si legge testualmente: "nel 1173 Sant'Omero (nel testo compare la grafia Santo Mero!) in Abruzzo era feudo tenuto da Gualtieri di Rainaldo in servizio del conte in Abruzzo del quale era il Demanio, se ne corrispondevano quattro soldati su cavallo".

È pura congettura, non suffragata da documentazione, il fatto che Sant'Omero possa essere stata fondata dai Normanni intorno al XII secolo, anche se troviamo in Normandia e precisamente nella regione del Pas de Calais un analogo paesino chiamato Saint Omer'.

È un paese che negli ultimi decenni non si è sottratto al complessivo e complesso sviluppo economico-sociale della vallata, trasformandosi da località della cultura e dell'economia rurale in cittadina dalle condizioni e prospettive ben differenti. E così come per il nucleo centrale, la stessa cosa è accaduta per le due frazioni di Garrufo e Poggio Morello.

Una passeggiata tra le strade del paese consente di apprezzare il discreto fascino e di immergersi in una suggestiva atmosfera. Una sorta di circonvallazione racchiude il nucleo centrale dell'abitato che da lì può essere raggiunto in più modi, compresa una scalinata un po' abbandonata che lascia però scoprire panorami piacevolissimi. In brevissimo tempo ci si trova sul "cucuzzolo" del colle, sul punto più alto del paese. Qui si affaccia una chiesa e qui confluisce un piccolo reticolato di viuzze che chiedono solo di essere attraversate.

La passeggiata è interessante e le vie strette, in discesa, ora chiuse, ora incrociate tra loro, ripetono ambienti comuni. Colpisce invece per la singolarità una piazza di piccole dimensioni, quasi nascosta tra le vie, intitolata ad un antico signore di provenienza spagnola (Largo Alvaro de Mendoza).

La piazzetta chiusa tra due palazzi sembra un angolo nel quale il tempo si è fermato e non è difficile immaginarlo come l'autentico testimone, non solo dei fatti che hanno segnato la storia di Sant'Omero ma anche della vita quotidiana, dei mille incontri, delle parole, dei sentimenti dei santomeresi.

Una delle strade si chiude in maniera inusuale. Al posto del solito muro che blocca ogni cosa, c'è una ringhiera che fa si che la strada diventi una specie di balcone. Da esso è possibile affacciarsi sulla valle sottostante, sulle colline che la circondano e sulla strada che sale verso il paese; la conclusione naturale è che una passeggiata così, seppure breve, vale la pena di essere fatta.