Le imprese edili in Italia fanno un’enorme fatica a riscuotere i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione per i servizi e le forniture prestati. Le loro storie sono state tradotte in numeri da un sondaggio effettuato dall’Osservatorio su Imprese e Pubblica Amministrazione (Oipa), nato da un’iniziativa dell’imprenditore Antonio Persici (foto) proprio per dare una risposta al malcostume dei ritardi nei pagamenti e alle tante altre questioni che rendono spesso difficile il rapporto tra imprese ed enti pubblici.
I risultati della ricerca sono stati ripresi dal periodico specializzato del Sole 24 Ore, “Edilizia e Territorio”, e pubblicati sul numero di questa settimana.
Cio’ che emerge dal sondaggio, realizzato su un campione nazionale di 575 aziende del comparto edile fornitrici della Pa, e’ la riproduzione fedele delle dinamiche socioeconomiche del nostro Paese. Soprattutto nelle differenze tra Nord e Sud.
Le regioni virtuose, nelle quali il ritardo medio dei pagamenti e’ compreso tra 1 e 3 mesi, sono neanche a farlo apposta quelle del Nord-Est (Friuli, Trentino e Veneto), con l’aggiunta dell’Emilia-Romagna. Di tutt’altro tenore la situazione nel Mezzogiorno, con un ritardo medio che supera i 6 mesi in Campania e Sicilia. Ma soprattutto in Calabria e Basilicata, dove la percentuale delle aziende costrette ad attendere oltre questa scadenza e’ pari al 41%.
Prendendo in considerazione il ritardo massimo, c’e’ sicuramente da sottolineare il dato superiore ai 12 mesi dell’Abruzzo, una situazione che riguarda il 60% delle aziende intervistate. Stessa musica per Campania, Puglia e Sicilia. Fuori categoria la Calabria, dove e’ stato toccato un picco superiore ai 18 mesi.
Quando viene affrontato l’argomento delle strutture pubbliche piu’ ritardatarie, il campione risponde in modo omogeneo e non si differenzia piu’ per ambito geografico: quasi per tutti, nel 50% dei casi, i peggiori ritardatari sono i Comuni. A seguire troviamo Province e Regioni, ma con percentuali nettamente inferiori.
Gli importi delle fatture sono maggiori al Nord con il valore piu’ alto, registrato dalla Regione Piemonte, che si attesta sopra i 150 mila euro. Importi medi piu’ bassi nel resto del Paese, fatta eccezione per Puglia (120 mila euro) e Campania (100 mila euro).
Se il fenomeno viene visto da un’altra angolazione, quello della percezione dell’andamento del fenomeno ritardi nei pagamenti, il Piemonte e’ la regione in cui le aziende sono piu’ pessimiste e denunciano un quadro generale peggiorato di molto. Subito dopo ci sono la Lombardia e la Campania. Rilevano un peggioramento anche gli imprenditori edili di Molise, Lazio, Abruzzo, Basilicata e Calabria. Per tutte le altre aree la percezione e’ quella di un trend che non cambia in maniera sostanziale. Solo l’11% degli imprenditori pugliesi rileva un lieve miglioramento nei tempi d’incasso.
I numeri che vengono fuori da questa ricerca evidenziano come il problema dei ritardi nei pagamenti condizioni pesantemente la vita stessa delle aziende, con conseguenze gravi ovunque. Sta di fatto che le imprese edili hanno dovuto ridurre gli investimenti in materia di tecnologia e innovazione. E, di conseguenza, rivedere i piani di sviluppo e le assunzioni di nuovo personale. Una scelta obbligata per gli imprenditori di Calabria (un’azienda su due), Campania, Basilicata, Lazio e Abruzzo. Sempre in Calabria, il fenomeno dei ritardi nei pagamenti ha comportato, nel 20% dei casi, il ricorso al licenziamento di addetti.
Molte aziende esasperate dalla cronicita’ dei ritardi, infine, hanno dovuto rinunciare agli appalti pubblici. Lo hanno dichiarato in misura maggiore in Piemonte (30% delle risposte), Lazio e Basilicata.